Il ricordo di Daniele Oppi

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Daniele Oppi

Il ricordo di Daniele Oppi

Daniele Oppi (artista), in Italia, con la sua creatività ha creato più PIL di una multinazionale...

Martedì si parlerà a lungo del fondatore del Guado un uomo che è l’espressione dell'Italia migliore.

L'Italia che ha battezzato "Lambretta" come brand mondiale, che ha trasformato la grappa in "liquore nobile" mettendosi in competizione con il whisky a livello planetario, l'Italia che ha portato l'Europa negli USA per Perfetti con lo slogan e il progetto "Brooklin. La gomma del ponte"... Per non parlare di tutto il valore socio-culturale enorme del GUADO che ancora oggi, dopo più di cinquant’anni di impegno, è faro per intellettuali e artisti che credono seriamente nel valore sociale del ruolo dell’arte. Il figlio Francesco, anch’egli artista e attivissimo prosecutore del Guado, organizza gli incontri.
Alle 12.00 nella SocialTv della storica Libreria Bocca in Galleria Vittorio Emanuele ci saranno Francesco Oppi appunto,
e Franco Manzoni, critico del Corriere della Sera e alle 18.00, sulla pagina facebook “Ho sciolto i capelli” curata da Agnese Coppola, la poetessa con Francesco Oppi e Gianni Bombaci, consigliere della Società Umanitaria, ricorderanno il grande artista, tra l’altro, Ambrogino d’Oro del Comune di Milano.

Daniele Oppi nasce a Milano il 9 febbraio 1932. Le sue prime vedute sono chine e tempere di Valtellina, a partire dal 1944. Adolescente frequenta le medie al Convitto Nazionale di Sondrio e il Liceo Classico Parini a Milano. È con i fondatori del primo “La zanzara” e di “Mefistofele”. Nel 1948 riceve il premio di pittura “Gioventù studentesca” indetto al Teatro della Basilica tra studenti di licei non artistici. Per la poesia riceve il premio Giovanni Raboni. (Giuria: Leonardo Borgese, Eva Tea, David Maria Turoldo, Wittgens Gengaro). Leonardo Borgese ne ricava un lusinghiero spunto critico sul Corriere della Sera: “(...) Daniele Oppi mostra di avere molta e niente affatto gratuita fantasia e una straordinaria forza nel rappresentare pittoricamente: vedremo cosa farà a venti, a trent’anni e così via (...)” 1949: mostra “da Ettorino” in via Cesare Correnti, a Milano, sede della "Fameja Bulgneisa" con Umberto Sgarzi. Oppi si iscrive a lettere antiche alla Statale di Milano e conosce Antonio Banfi. Partecipa alla fondazione del Circolo Universitario Milanese (CUCMI) con Guarnaschelli, Spaltro, Spinazzola nel 1952. Oppi dipinge e disegna da autodidatta. Le sue opere giovanili riverberano le lezioni di Sironi, Kokoschka, Savinio, El Greco, Grosz, Bosch. Oppi, già dal 1954, si presentava come protagonista nei linguaggi di comunicazione creativa legati all’impresa, creando tra l’altro, nei dodici anni seguenti: Maserati (brochure del 1954) Tan-o-Tan (concetto, nome e marchio) Lambretta (nome) Zucchi (logo) Isolabella (concetto erbe) Selezione di Tecnica Radio TV (GBC - testata editoria) Pongo (packaging) Cynar (campagna pubblicitaria) Bambole Ratti (packaging innovativo con trasparenza) Chicco (nome, linea, marchio e strategia) Ago Pic Indolor (concetto, marchio, modello) Boario (slogan, marchio) Bocchino (nascita concetto grappa nobile consumo, bottiglia, marchio) Libarna (nome, bottiglia, bicchiere) Brooklyn, “la gomma del ponte” (invenzione mercato Italia del chewing gum lastrina, marchio, immagine, slogan e video) Barone Tino Ruggi (autointerpretazione di personaggio della moda in Atene: per Dupont de Nemours & Burlington) Nel 1966 parte per il Giappone invitato dal Corriere della Sera e discute a Tokio con Armando Testa dei rischi della pubblicità per l’artista. Oppi nel ‘66 apre tutti gli archivi e “magazzini di pittura”, ignoti ai più, per presentare oltre 250 opere a Palazzo Trivulzio in piazza Sant’Alessandro, dopo una campagna di opinione fatta con Dino Buzzati e David Maria Turoldo per Padre Ettore Turrini (Servita) sull’Amazzonia. Si trattava del segnale di svolta nelle esperienze di Oppi che si ritirava in uno studio di pittura segreto, in Milano, dopo essere stato per alcuni mesi a Sotto il Monte dall’amico Padre Turoldo. Iniziava la sua frequentazione con Mario Spinella e l'attività al Circolo La Melagrana in via Fieno a Milano. Nel 1969 lascia dietro di sé ogni privilegio finanziario e si trasferisce a New York ove privo di ogni mezzo, mette alla prova al vivo la questione della collocazione del pittore al centro metropolitano dell’arte contemporanea. È con la sua compagna Franca e l’amico Vittorio Brevi, presentato da Mario De Micheli. Conosce Topor da Lefebvre e incontra Evergood, Donati, Jasper Jones, Rauschenberg, Wharol. Molti collezionisti acquisiscono sue opere, tra cui Lowenhertz, Edy Giusti Lenham, Rosenberg, A. Dalle Molle, Garibaldi, Gilbert Di Lucia, Grace Lines e il Finch Museum. Dopo 10 mesi Daniele Oppi ritorna in Italia: lascia alle spalle una mostra di grande successo sotto tutti i profili e porta con sé le rassicurazioni circa la sua creatività. (Caravan House of East and West, Foundation, poeta R. Tagore) Alla fine del 1969 si insedia alla Cascina del Guado sul Naviglio Grande nel Parco del Ticino a Robecchetto con Induno, intravista prima di partire per New-York e acquistata al ritorno. Qui inizia una attività pratica/intellettuale che vede svilupparsi tra l’altro anche un laboratorio di serigrafie d’arte. Collaborano artisti come Fomez, Sommaruga, Santucci, Tavernari, Amato, Baranzelli, Viñas, Brevi, Granetto, Selig, Firscheim, Baviera, Gragnani, Lacquaniti, De Lima Medeiros, Borzini. Molti giovani iniziano qui la loro esperienza creativa e propositiva (Capano, Pizzi, Di Corato, Suman, i fratelli Rosa). Oppi è protagonista di un dibattito culturale sul campo, proponendo un laboratorio permanente di creatività. Tra i testimoni, Emilio Tadini, Albe Steiner, Mario De Micheli, Giorgio Seveso ed altri. Negli anni ‘70 entra nella collezione Hans ed Esther Grether di Basilea con 8 opere che acquisisce opere anche dopo la sua morte.
Espone nel 1970 a San Paolo in Brasile alla Galleria Cosme Velho. Qui conosce Ungaretti, Santi, Simoncini, Maria Auxiliadora, Volpi, Mucci, Pietro Maria Bardi, Colangelo. Il museo Ipirabuera acquisisce un’opera. Molti collezionisti acquisiscono opere: Rivetti, Dalle Molle, Matarazzo, Banco Bonfiglioli, Sodrè, Da Silva, ecc. 1972 Oppi officia con Giancarlo Gragnani i “funerali di una Galleria d’Arte” a Castiglioncello, “Nascita della gomma del ponte”, 1969, tecnica mista su tela. crea il Guadolibro e il Guadogiornale, promuove seminari e incontri. Fonda la Cooperativa del Guado nel 1973, al servizio del decentramento della comunicazione e delle autonomie locali. Questo periodo sperimentale, fatto di modelli ricompositivi tra esistenza e attività, si esaurisce nella sua parte pragmatica alle soglie degli anni ‘80 con un suo duro intervento relato a Expo Arte ‘80 di Bari durante il Convegno “Arte e Committenza Pubblica”, presente anche Sebastian Matta. Gli anni ‘80 sono l’epoca delle opere pittoriche di grande formato. Attua il progetto interattivo tra computer e pittura preparato per la Triennale di Milano con l’appoggio incondizionato della Unisys e intitolato “L’artista incontra il computer”. Si trattava di una puntualizzazione di molte metafore dell’immaginario di Oppi, già individuate nel 1969 da Mario De Micheli, approfondite nel 1980 da Roberto Sanesi e infine lette con grande lucidità da Mario Spinella con il testo “Il labirinto della memoria”, e da Luciano Prada con “L’inquietudine adulta”. A partire dalla cartella promossa a Firenze nel dicembre 1991 da Giulio Baruffaldi, contenente l’opera-trittico “questione di punti di vista” (3 litografie formato 70x100) elabora i frattali che discendono da questo lavoro, portando avanti la ricerca a mille uscite caratteristica del suo lavoro degli ultimi anni, sospesa tra astrazione, costruttivismo, surrealtà e pragmatismo. Dal 1992 inizia la lunga collaborazione con il figlio Francesco, in un continuo scambio di stimoli creativi e produzioni a 4 mani.
Nel 1993 Oppi è incaricato da Brufo Editori per conto della Regione Umbria e dell’Università di Perugia a tenere uno stage full immersion presso la Cascina del Guado su arte e comunicazione, Dipinge un gruppo di 25 opere su tela cm. 70x100 e sviluppa una serie di tesi elaborate dal tema “Raccolto” cooperativa da lui fondata con un gruppo di altri artisti nazionali e internazionali, oggetto di conferenze, incontri e dibattiti. Nel febbraio 1994 festeggia il suo 62° compleanno con la personale intitolata “Usciamo dalla catastrofe” a Dissemination di Milano, con oltre 30 opere del periodo e alcune opere “testimoni” del 1949. In ottobre concepisce una mostra/evento da realizzare in Germania con l’assessorato Pubblica Istruzione e Servizi sociali Burgerhaus di Mannheim, in collaborazione con quella città e presentata da Helmut Orpel. “Begegnung mit Italien” vede un gruppo di pittori, il poeta Massimo Silvano Galli e il compositore Giuliano Zosi in un intervento originale e interattivo di grande successo. Franco Floreanini con Giacomo Lodetti, della storica Libreria Bocca in galleria Vittorio Emanuele, lo invitano per una esposizione e per una incisione dedicata alla rivista Arte Incontro, realizzata nel maggio del 1998. La Mediofactoring (Gruppo Cariplo) approva il suo progetto creativo “Astrolabio”, bussola e clessidra, 1998/2000. Realizza il bassorilievo Astrolabio. Il Comune di Robecchetto - dove l’artista ha vissuto per oltre trent’anni - gli dedica una mostra antologica personale dal 30 novembre 1997 al 9 gennaio 1998, intitolata: “Il sonno della ragione genera mostre”. Il Comune di Moncalvo nel Monferrato lo invita a una mostra personale intitolata "Questione di punti di vista” nell’estate del 1999 dove viene anche presentata l’immagine “Blu Notti Blues” gemellato con Montreaux. Nel 1999 è invitato a tre collettive tematiche (Comune di Milano, Progetto di monumento - Centro Culturale Sassetti, Pier Paolo Pasolini - Soc. Umanitaria. Viene invitato, come visitor professor, a tenere lezioni e incontri con i giovani all'Accademia di Brera, in istituti scolastici e associazioni. Gli viene affidato un secondo seminario per laureandi e neo laureati dell'Università di Perugia organizzato dalla Regione Umbria. Nel 2002 tiene un’antologica, 70 opere anche di grande formato, (4x1,50 mt.) nei chiostri della Società Umanitaria. Muore il 25 febbraio 2006. Nonostante l’invito del Comune di Milano ad essere traslate al Famedio del cimitero monumentale, le sue spoglie, per esplicite ultime volontà, sono nel piccolo cimitero di Malvaglio (MI). Nell’aprile 2006 il Museo de Premià de Dalt (Barcelona) gli dedica una retrospettiva curata dal figlio Francesco.

 

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